Sabrina Damiani: dalla filosofia al catering di alta classe

Un passato da accademica, un presente tra tavole imbandite, sapori internazionali e atmosfere impeccabili: Sabrina Damiani è l’anima e il cuore dietro Damiani Fine Dining, una realtà di catering raffinato che unisce l’arte della cucina a quella dell’accoglienza estetica. In questa intervista ci racconta il suo percorso e il dietro le quinte di un mestiere fatto di passione, cura e bellezza.

Innanzitutto, ci racconti di che cosa ti occupi?
"Io sono un caterer, quindi organizzo eventi, cene private, collaboro con chef, mi occupo anche di corsi di cucina e pop-up. Oltre al catering, lavoro come chef privato: il mio lavoro spazia molto, ma ha sempre al centro l’esperienza del cibo e dell’ospitalità".
Come sei arrivata a lavorare in questo settore? Cosa facevi prima?
"Prima facevo tutt’altro: insegnavo all’università. Dopo la laurea mi sono trasferita a Manchester e poi a Oxford, dove ho conseguito un dottorato e insegnavo letteratura italiana e filosofia. Mi occupavo di Primo Levi, di Auschwitz, di diritti umani. Poi, con la mia famiglia, ci siamo trasferiti a Madrid dove ho continuato a insegnare, fino a quando ci siamo spostati in Scozia. Lì, per motivi personali, ho lasciato l’università e ho cambiato completamente direzione. Dal 2013 porto avanti questa mia impresa".
Che tipo di piatti proponi?
"All’inizio era una cucina prevalentemente italiana e siciliana. Poi, lavorando con il consolato spagnolo, ho iniziato a introdurre elementi della cucina spagnola. Mi piace mescolare sapori: uso anche ingredienti scozzesi e britannici, creando una cucina internazionale, ma sempre con un tocco personale".

Per eventi così curati, come quelli istituzionali, come lavori sulla presentazione della tavola?
"In eventi come quello del Consolato Italiano a Edimburgo, l’offerta deve riflettere l’identità italiana. Oltre al cibo, mi occupo molto della parte estetica – quello che oggi si chiama tablescaping – curando fiori, candele, colori. Si parte dal menù, con ingredienti stagionali, e da lì si sceglie tutto il resto: i colori, le decorazioni, fino alle canapés abbinate.
Un esempio divertente è stato l’evento per il pop-up di Chanel, dove ho lavorato partendo dalla palette di otto rossetti: i colori sono stati ripresi nei dolci, nei fiori, persino nei macaron".
Hai mai ricevuto richieste davvero strane da parte dei clienti?
"Richieste strane no, particolari sì. È normale dover tenere conto di allergie o intolleranze. Per esempio, ho organizzato un matrimonio completamente vegano, con più portate: è stato complesso, ma anche molto bello. In generale, però, i clienti sono abbastanza classici".
Qual è stato l’evento più difficile da gestire dal punto di vista logistico o della pressione?
"Sicuramente l’evento con Chanel: lì tutto doveva essere perfetto. Un’altra esperienza molto intensa è stata preparare delle afternoon tea boxes per quella che allora era la duchessa, oggi Regina Camilla. Lì la pressione era altissima: non c’era margine di errore. Sono stati gli eventi più stressanti, ma anche quelli che mi hanno dato più soddisfazione".
E qual è stato il lavoro che ti ha dato più soddisfazione?
"Proprio quelli più difficili: Chanel e la Regina Camilla. Ma anche gli eventi con i consolati, sia spagnolo che italiano, mi danno sempre grande gioia. Mi piace creare eventi che siano vere esperienze. È faticoso, ma ha una magia: quel momento prima che arrivino gli ospiti, quando accendo l’ultima candela, è impagabile".

Come è possibile contattarti per avere i tuoi servizi?
"Sto rinnovando il mio sito web, però sono molto attiva su Instagram e su una pagina Facebook. Altrimenti, c’è