Il Governo italiano approva la riforma della cittadinanza: stretta sullo ius sanguinis

Il Consiglio dei Ministri ha dato il via libera a una riforma significativa della cittadinanza italiana, modificando il principio dello ius sanguinis. La nuova normativa stabilisce che solo chi ha almeno un genitore o un nonno nato in Italia potrà ottenere automaticamente la cittadinanza italiana. La legge del 1992, che finora permetteva il riconoscimento anche per discendenti di quarta o quinta generazione, viene dunque rivista per evitare abusi e rendere più efficiente il sistema consolare.
Il Ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha sottolineato che la riforma mira a "valorizzare il legame effettivo tra l'Italia e il cittadino all'estero", evitando il fenomeno della commercializzazione dei passaporti italiani. Lo ius sanguinis rimarrà il principio guida, ma verranno introdotti limiti chiari per prevenire abusi.
Il decreto prevede che gli italo-discendenti nati all'estero saranno cittadini italiani solo se hanno un genitore o un nonno nato in Italia. I consolati non si occuperanno più delle richieste di cittadinanza, che verranno gestite da un ufficio centrale presso la Farnesina. Sarà previsto un periodo transitorio di un anno per organizzare il nuovo sistema.
Altre misure del provvedimento includono la modernizzazione dei servizi anagrafici, la semplificazione delle procedure di legalizzazione e il miglioramento dell'erogazione dei passaporti e delle carte d'identità per gli italiani all'estero.
Negli ultimi anni si è registrato un incremento delle richieste di cittadinanza, specialmente in paesi con una forte emigrazione italiana come Argentina, Brasile e Venezuela. Dal 2014 al 2024, il numero di italiani residenti all'estero è aumentato del 40%, passando da 4,6 milioni a 6,4 milioni. Si stima che tra i 60 e gli 80 milioni di persone nel mondo possano avere diritto al riconoscimento della cittadinanza italiana secondo la legge vigente.
Il governo punta a liberare risorse per rendere più efficienti i servizi consolari, riducendo la pressione sulle amministrazioni italiane, spesso sommerse da richieste di cittadinanza. L'attuale sistema ha favorito pratiche scorrette e frodi, con cittadini che si recano in Italia solo per velocizzare il riconoscimento della cittadinanza.
La riforma si articolerà in due fasi: una prima parte entrerà in vigore subito tramite decreto legge, mentre successivamente verrà varata una riforma più ampia dei requisiti e delle procedure. In questa seconda fase si introdurranno nuove condizioni per mantenere la cittadinanza italiana, come la necessità di dimostrare un legame concreto con il Paese ogni 25 anni. Inoltre, verranno ridefinite le procedure di riconoscimento, rendendole più selettive e rigorose.
Con questa riforma, il Governo intende riequilibrare il sistema della cittadinanza, mantenendo il principio dello ius sanguinis ma garantendo che il legame con l'Italia non sia solo di natura genealogica, bensì reale e tangibile.