Storico accordo pandemico dell'OMS: il mondo si unisce, ma l’Italia si astiene

Dopo oltre tre anni di intensi negoziati nati in risposta alla crisi mondiale causata dal Covid-19, gli Stati membri dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) hanno approvato il primo accordo pandemico globale. La decisione è stata presa nel corso della 78ª Assemblea Mondiale della Sanità, tenutasi a Ginevra, e rappresenta un passo epocale verso una maggiore cooperazione internazionale in ambito sanitario.
L’intesa stabilisce un quadro condiviso per migliorare la preparazione e la risposta alle pandemie future, promuovendo equità nell’accesso a vaccini, cure e strumenti diagnostici. L’obiettivo è costruire un sistema sanitario globale più forte, più coordinato e più giusto. “Il mondo è oggi più sicuro”, ha dichiarato il direttore generale dell’OMS, Tedros Adhanom Ghebreyesus, definendo l’accordo “una vittoria per la salute pubblica, la scienza e l’azione multilaterale”.
Su 135 delegazioni presenti, 124 si sono espresse a favore del testo, mentre 11 si sono astenute. Tra queste l’Italia, che ha motivato la sua posizione sottolineando la necessità di difendere la sovranità nazionale nelle decisioni sanitarie. Roma ha infatti accolto con favore l’inclusione nel testo di una clausola che chiarisce come l’accordo non conferisca all’OMS il potere di imporre misure vincolanti ai singoli Stati, come lockdown, obblighi vaccinali o restrizioni ai viaggi.
“La nostra astensione – si legge nella dichiarazione italiana – vuole ribadire l’importanza di lasciare agli Stati membri piena autonomia nella gestione delle emergenze sanitarie, pur riconoscendo il valore della cooperazione internazionale”.
L’accordo è stato approvato in plenaria dopo un primo via libera arrivato in Commissione, e rappresenta un compromesso tra esigenze globali e prerogative nazionali. Per molti osservatori, la sua adozione è un segnale forte: la comunità internazionale non vuole farsi trovare impreparata di fronte a eventuali nuove emergenze sanitarie.
Resta ora da vedere come gli Stati metteranno in pratica i principi condivisi, bilanciando la cooperazione con il rispetto delle singole autonomie. L’accordo pandemico potrebbe segnare l’inizio di una nuova era per la salute globale, ma il suo successo dipenderà dall’impegno concreto dei Paesi nel tradurre le parole in azioni.