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CGIE contro la riforma sulla cittadinanza

Il CGIE boccia il DDL 2369: ostacoli ai diritti degli italiani all’estero
Scritto da Desirèe Capozio il . Pubblicato in Notizie.

Il Consiglio Generale degli Italiani all’Estero (CGIE) ha espresso un parere formale e fortemente critico sul disegno di legge 2369/2025, attualmente in discussione alla Commissione Affari Esteri della Camera. Il provvedimento, pensato per rivedere i servizi per cittadini e imprese all’estero, secondo il CGIE finisce per complicare la vita agli italiani nel mondo, ostacolando l’esercizio pieno dei loro diritti.

Sotto accusa la struttura amministrativa proposta, che rischia di generare gravi disfunzioni nel rapporto tra cittadini e Stato, aggravando i problemi già esistenti legati alla gestione disomogenea dei dati anagrafici e a una digitalizzazione ancora incompleta. Il documento sottolinea in particolare la mancanza di interoperabilità tra Comuni italiani e Consolati, che continuano a operare su sistemi scollegati.

La centralizzazione delle pratiche a Roma viene vista come un passo indietro, che potrebbe rallentare le procedure e svuotare di competenze i Consolati, da sempre punto di riferimento per gli italiani all’estero. L’obbligo di invio cartaceo della documentazione da Paesi che operano ormai solo in digitale è un altro esempio concreto delle incoerenze evidenziate dal CGIE, che teme una drastica riduzione di efficienza e affidabilità del sistema.

Altro punto critico: l’esclusione del personale consolare esperto nella gestione della documentazione straniera, competenza difficile da trasferire a un ente centrale. La nuova organizzazione rischia di disperdere competenze preziose e di peggiorare una macchina amministrativa già considerata lenta e distante.

Il CGIE segnala anche l’introduzione di criteri discrezionali e quote non definite per l’esame delle domande di cittadinanza: un limite pericoloso a un diritto soggettivo che finirebbe per dipendere da risorse e personale disponibili, anziché da norme certe e trasparenti.

Richiamando il principio costituzionale di sussidiarietà, il CGIE critica l’esclusione delle organizzazioni di rappresentanza intermedia dalla riforma e propone una revisione dell’intero impianto, suggerendo di spostare la competenza sul nuovo sistema al Ministero dell’Interno, ritenuto più coerente rispetto all’attuale collocazione presso il MAECI.

Il CGIE si dice disponibile al dialogo, ma vigilerà con attenzione sull’attuazione della riforma, convinto che solo un confronto costruttivo possa portare a una trasformazione vera, che semplifichi le procedure senza penalizzare milioni di cittadini italiani all’estero.