Nuovo capitolo per l'UE: accordo storico per la riforma del Patto di Stabilità
I Ministri dell'Economia e delle Finanze dei 27 Paesi membri dell'Unione Europea hanno raggiunto un accordo unanime su una proposta per riformare il Patto di Stabilità, l’insieme di regole fiscali che tutti i membri dell'Unione sono tenuti a seguire. La proposta, il cui esito definitivo si attende nei primi mesi del 2024, segna un passo significativo nella direzione di una maggiore flessibilità e adattabilità delle norme finanziarie europee.
Il Patto di Stabilità, concepito più di 25 anni fa, ha lo scopo di garantire che ciascun Paese mantenga i propri bilanci in ordine, evitando un eccessivo ricorso al debito, al fine di prevenire problemi che potrebbero influire sull'intera Unione Europea. Nel 2020, a causa della Pandemia, le regole furono temporaneamente sospese per consentire ai Paesi di erogare miliardi di euro in aiuti e sussidi senza vincoli stringenti. Tuttavia, con la sua scadenza fissata per il 2024, era emersa la necessità di rivedere il Patto, considerato ormai rigido e obsoleto.
Il compromesso raggiunto rappresenta un equilibrio delicato tra Paesi con visioni economiche diverse. Mentre le nazioni del Nord Europa, come Germania e Paesi Bassi, mantengono una prospettiva conservatrice sulla gestione economica, altri Stati membri, tra cui Grecia, Italia, Francia, Spagna, Portogallo e Belgio, presentano già un elevato debito pubblico rispetto al PIL, con una tradizione di intervento statuale più marcato nelle economie nazionali.
Il nuovo accordo introduce una serie di cambiamenti significativi. Invece di valutazioni annuali, i paesi dell'Unione Europea dovranno concordare piani individuali di riduzione del debito in quattro anni, prorogabili fino a sette. Questi piani saranno adattati alle condizioni politiche ed economiche del momento, rappresentando una svolta rispetto alla riduzione annuale del ventesimo del debito in eccesso, ritenuta poco realistica e mai pienamente applicata.
Al termine del periodo di riduzione, i Paesi con debito più elevato non potranno avere un deficit annuale superiore all'1,5% del PIL, a differenza del precedente limite del 3%. Inoltre, sono stati concessi ai Paesi con debiti elevati, come Francia e Italia, il beneficio di spalmare la riduzione del debito su più anni e una misura temporanea che esclude il pagamento degli interessi dal calcolo fino al 2027.
Le multe per i Paesi che violano il piano di riduzione del debito sono state ridotte all'0,05 % del PIL, segnando un'ulteriore concessione. Tuttavia, è interessante notare che, secondo EUobserver, nessun Paese è mai stato multato dalle violazioni registrate dal 1999 al 2016, suggerendo che la Commissione Europea potrebbe continuare a utilizzare criteri politici nella valutazione dei bilanci nazionali, come la vicinanza e l’allineamento di un certo Paese all’UE o l’intenzione di attuare certe riforme in ottica UE.
Il successo di questa riforma dipenderà dall'efficacia dell'implementazione e dall'approccio adottato dalla futura Commissione Europea, che subentrerà a quella attuale, a guida von der Leyen, dopo le Elezioni Europee del 2024. In definitiva, questo accordo segna un nuovo capitolo per l'Unione Europea, cercando un equilibrio tra la responsabilità fiscale e la flessibilità necessaria per affrontare le sfide economiche in evoluzione.